Il soprassuolo va completamente decespugliato e ripulito da tutta la vegetazione presente, o da colture precedenti, successivamente va rippato (con un erpice se disponibile in caso anche una erpicatura è sufficiente) ove possibile ad una profondità di almeno 40-50 cm meglio se 60-80 cm, ed eventualmente estirpato, al fine di eliminare le eventuali radici che andranno poi rimosse. Nell’eventualità che non si possa accedere all’appezzamento con mezzi meccanici, si possono eseguire delle buche di circa 1 mt di diametro, muovendo la terra, nel punto esatto nel quale verranno successivamente messe a dimora le giovani piantine
Il terreno verrà lasciato a riposo qualche mese, in modo da consentire agli agenti atmosferici la disgregazione delle eventuali zolle. Poco prima dell’impianto che avverrà a in primavera o in autunno, sarà effettuata una fresatura per affinare il terreno, in modo da agevolare le operazioni di scavo e messa a dimora delle piante.
Foto giovane tartufaia coltivata al termine della messa a dimora delle piante (ben protette dagli schelter)
Sesto d’impianto
Il sesto d’impianto va deciso in relazione alla specie di tartufo che si intende mettere a dimora, alle essenze forestali utilizzate e alla propensione del conduttore ad eseguire le pratiche colturali. Va sempre considerato l’ingombro di eventuali mezzi meccanici per consentire le normali attività di gestione.
I sesti d’impianto più utilizzati in base alla specie sono i seguenti:
– Tuber melanosporum 5×5, 6×5, o 6×6 metri
– Tuber aestivum e var. uncinatum 3×4, 4×4, 5×4, 5×5 metri
– Tuber macrosporum 3×3 o 3×4 metri
Per le altre specie vista l’attuale impossibilità di produzione vivaistica per il Tuber magnatum e visto il minor valore economico e la scarsa sperimentazione effettuata a livello nazionale di specie quali T.albidum. T.brumale e T.mesentericum ne trascuriamo i dati. La densità d’impianto varia moltissimo in funzione anche di molte altre variabili che dovranno essere considerate in fase preventiva direttamente con il tecnico Agronomo durante i vari sopralluoghi preliminari. In alcune situazioni va garantito un irraggiamento diretto del terreno per molti anni, mentre per altre specie va favorita una chiusura delle chiome molto precoce con sesti stretti o per ridurre il costo con piante accessorie dette comari. Stabiliti densità, schema ed epoca d’impianto si eseguirà lo squadro del terreno posizionando appositi picchetti in corrispondenza delle piante. La messa a dimora delle piante è il momento più delicato, va infatti preservato indisturbato il substrato che avvolge le radici ed è consigliabile effettuarlo con personale esperto che vi forniremo su richiesta. Il picchetto fungerà anche da tutore al quale fissare una protezione shelter contro lepri ed ungulati (ma anche da tagli accidentali e per meglio identificarle quando l’erba cresce). Sono infatti molto frequenti danni causati da animali che soprattutto nei primi anni di età pregiudicano la normale crescita delle giovani piantine compromettendone la vigoria. Alcune specie di piante se private delle gemme apicali (meristemi primari) non cresceranno più ed assumeranno un portamento basso, prostrato e policormico.