Consigli utili

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Coltivare il tartufo oggi è possibile ed è una fonte di reddito concreta nel medio periodo.  La soluzione migliore, quando ci si avvicina a questa particolarissima coltivazione, è quella di affidarsi a tecnici agronomi esperti che abbiano già effettuato molti impianti e soprattutto che facciano questo lavoro con dedizione e professionalità con l’obiettivo di assistere seriamente nella progettazione, nella realizzazione e nella gestione le tartufaie. Con questo non voglio assolutamente mettere in dubbio la professionalità di tutte quelle persone e quelle attività che stanno nascendo in questo periodo, ma noto con stupore che, in momenti in cui settori tradizionali dell’economia stentano a trainare, sono molte le persone che si improvvisano esperti tartuficoltori, con il solo scopo di vendere piante senza considerare con la dovuta attenzione ed esperienza le fasi di analisi preliminare, che sono in realtà il fondamento ed il punto imprescindibile di partenza per fare un buon lavoro. Quando parlo con persone interessate all’argomento consiglio sempre di informarsi e di richiedere referenze, dati e foto concrete sull’esperienza acquisita dalle persone che propongono piante ed impianti garantendo guadagni immediati e risultati strepitosi.

Purtroppo i tempi per avere i primi risultati tangibili sono lunghi e solo in alcune situazioni si ottengono risultati entro i primi 4-5 anni dall’impianto; nella maggior parte dei casi i tempi vanno dai 5 agli 8 anni e questo ha una motivazione biologica e biochimica ben precisa. Mettendo a dimora piantine che hanno uno od al massimo due anni è necessario che la pianta si affranchi correttamente e che sviluppi un apparato radicale ben esteso, inoltre le interazioni biochimiche, che stimolano la produzione di carpofori, hanno bisogno di un periodo abbastanza lungo di “gestazione”che attualmente non sono facilmente determinabili in modo sufficientemente esaustivo. Sono molti gli studi effettuati da esperti in materia che documentano modalità di inoculo, germinazione di spore, tempi di entrata in produzione, indicazioni per facilitare l’entrata in produzione, etc.

La mia personale esperienza mi porta sempre a prendere questi dati con le dovute cautele, partendo dal presupposto che ogni impianto ha le proprie peculiarità e che non esiste una sola verità ed una metodologia univoca per garantire un raccolto; certo vanno seguite delle linee guida ma la differenza la fa in campo il tecnico, osservando con continuità l’evoluzione della tartufaia, considerando: l’accrescimento delle piante, l’evoluzione dei parametri climatici della stazione nel tempo, analizzando campioni di radici nel corso degli anni e valutando l’avvicendamento delle specie erbacee che crescono in prossimità delle piante micorrizate.  E’ necessario che questo lavoro venga svolto da tecnici con molta esperienza e molta passione….nulla va lasciato al caso!

Personalmente vedo tanti entusiasti venditori sulla piazza, ma veramente pochi tecnici esperti in campo!  Sono molte, oggigiorno, le tartufaie eseguite con piante non adatte all’ambiente della stazione,  sono molte le piante che sono state messe a dimora con tartufi non adatti all’ambiente pedo climatico, in sostanza sono tantissime le tartufaie realizzate che non sono seguite correttamente dal tecnico che le ha consigliate!  Per quanto riguarda le tartufaie personalmente realizzate, vengono eseguiti  sopralluoghi e controlli fino all’entrata in produzione al fine di verificare eventuali problematiche nello sviluppo del fungo.  Sconsiglio impianti di grandi dimensioni, difficili da gestire con criterio, consiglio invece impianti su superfici di 5.000/10.000 mq (1 ettaro).

Spesso si sottovaluta il problema della raccolta di frodo, ma sono tantissimi i tartufai che vedono in quest’attività esclusivamente una facile fonte di guadagno. Un altro consiglio che mi sento di dare è quello di richiedere oltre alla certificazione del grado di micorrizazione delle piante anche la provenienza dei semenzali e del tartufo inoculato.

Rimango dell’idea che la passione che mettono i singoli tartuficoltori nel loro lavoro e la precisione nell’esecuzione delle pratiche agronomiche sia la chiave del successo delle loro tartufaie.

 

Dott.Agr. Montanari Marco
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