Come realizzare una tartufaia coltivata
Per operare correttamente nella realizzazione di un impianto tartufigeno occorre innanzitutto stabilire se il terreno è idoneo alla coltivazione di una o più specie di tartufo, mediante analisi geologica preliminare, possibilmente seguita da un sopralluogo. L’analisi geologica può essere fatta a tavolino e permette di escludere le aree non idonee alla coltivazione (suoli acidi, troppo compatti, vulcanici ecc.).
ANALISI GEOLOGICA
preliminare
1
GRATUITA
Analisi effettuata via computer
SOPRALLUOGO
con prelievo di campioni di suolo
2
A PREVENTIVO
Il prelievo dei campioni può essere anche realizzato direttamente dal cliente.
Per informazioni clicca qui.
ANALISI TERRENO
singola analisi del terreno presso il laboratorio di nostra fiducia
3
A PREVENTIVO
Il prezzo può variare in base al numero dei campioni (il certificato delle analisi in originale e la relativa fattura saranno inviati tramite posta ordinaria).
IMPIANTO DELLA TARTUFAIA
4
A PREVENTIVO
Messa a dimore delle piante eseguita dal cliente o da nostri operatori qualificati.
Nel nostro caso facciamo sempre una valutazione geologica preliminare gratuita, analizzando a computer le carte geologiche dei suoli d’Italia, evitando così inutili costosi sopralluoghi se le condizioni minime non si verificano.
Qualora vengano riscontrate le condizioni adatte, è necessario un sopralluogo da parte di tecnici esperti che provvederanno ad analizzare i parametri climatici ed a prelevare uno o più campioni di suolo da sottoporre ad analisi chimico-fisica.
Le analisi del terreno possono essere eseguite da un laboratorio selezionato dal cliente oppure dal laboratorio certificato e specializzato in tartuficoltura di cui ci serviamo abitualmente.
Le analisi del terreno sono comunque imprescindibili.
I parametri rilevati durante il sopralluogo ed i risultati delle analisi chimico fisiche saranno la base per lo studio di fattibilità che sarà inserito nella relazione tecnica. Quest’ultima indicherà la migliore combinazione pianta simbionte – tartufo, il sesto d’impianto, le lavorazioni pre e post impianto e le operazioni colturali per tutta la durata della fase improduttiva (normalmente 5-6 anni) e anche della più delicata fase produttiva.
Sarà inoltre necessario:
1) verificare se nella regione dove è ubicato il terreno sono previsti finanziamenti pubblici per la tartuficoltura (le informazioni si possono avere dalla Comunità montana di pertinenza, dalle associazioni sindacali di categoria, o dagli appositi uffici regionali). I finanziamenti sono erogati dal PSR (piano di sviluppo rurale) mentre il nuovo Piano 2014 –2020 dovrebbe essere varato in primavera;
2) mettere a dimora solamente piante simbionti sane e ben micorrizate. La micorrizazione deve essere certificata da un ente di ricerca universitario, così come previsto dalla L. 752/85.
In seguito verrà fatto un preventivo completo di tutto il necessario per l’impianto (schelter, tutori ecc.) e le specie simbionti che verranno messe a dimora con il tartufo concordato. In questo caso verrà fornita consulenza gratuita online o telefonica per tutto il tempo necessario.