Tuber melanosporum Vittad.
Da “melanos” e “sporum”= a spore nere (Vittadini 1831).
Nome volgare: tartufo nero pregiato
CARPOFORO: di forma per lo più rotondeggiante, ma a volte anche irregolare e lobata se cresce in terreni con abbondante scheletro; la pezzatura è variabile raggiungendo le dimensioni di una patata.
PERIDIO: a superficie verrucosa, con verruche ad apice depresso di forma piramidale e grandezza intermedia (3-5 mm) che aderiscono fortemente alla gleba. Il colore del peridio è nero, talvolta con zonature ferruginose; negli esemplari immaturi tende al rosso-vinoso.
GLEBA: nerobruna, tendente al violaceo o al rossiccio. Le venature sono biancastre fitte ed esili, con contorni ben definiti ed accompagnate da due bande brune traslucide ai lati.
PROFUMO: aromatico, particolare, non troppo pungente, gradevole.
SAPORE: squisito tanto che viene chiamato tartufo “nero dolce”.
ASCHI: rotondeggianti, talora con corto peduncolo, di 90-140 x 80-120 µm contenenti da 4 a 6 spore ma anche una sola.
SPORE: di colore inizialmente opaco, poi bruno scuro, di forma ellittico allungata ovoidale di 30-55 x 20-35 µm e la superficie è munita di corte e rigide spinule.
PIANTE SIMBIONTI: roverella, leccio, rovere, carpino nero e nocciolo.
Tuber uncinatum Chatin
Da “uncinatum” per le creste delle spore ad uncino (Chatin 1887).
Nome volgare: uncinato o scorzone invernale
È molto simile al Tuber aestivum di cui secondo alcuni autori costituisce una varietà
PERIDIO: verruche meno grosse e non striate trasversalmente (carattere però molto variabile)
GLEBA: più scura quasi color cioccolato a maturità
PROFUMO: più forte e gradevole
SAPORE: più marcato
SPORE: il reticolo che orna l’episporio è più sviluppato, in genere 2 volte maggiore che nel tipo “aestivum” gli alveoli delle spore hanno dei bordi richiusi ad uncino.
MATURAZIONE: il T. uncinatum matura in autunno da ottobre a dicembre.
PIANTE SIMBIONTI: roverella, cerro, farnia, tiglio, pioppo, salice, carpino e nocciolo.
Tuber aestivum Vittad.
Da “aestivum” = che cresce in estate (Vittadini 1831).
Nome volgare: scorzone, tartufo estivo
CARPOFORO: ha dimensioni assai variabili e può raggiungere dimensioni anche notevoli
PERIDIO: a superficie verrucosa, di colore nero, con verruche piramidali sporgenti di grosse dimensioni.
GLEBA: generalmente di color nocciola, più o meno giallastra nei tartufi maturi, spesso anche di colore biancastro; è solcata da numerose e sottili venature biancastre spesso anastomizzate tra loro.
PROFUMO: delicato e gradevole che ricorda vagamente l’aroma dei funghi; tenue da giovane, marcato a piena maturazione e se chiuso in un contenitore.
SAPORE: simile a quello dei porcini.
ASCHI: prima peduncolati, poi globosi, di 60-95 x 50-80 µm, contenenti in media 1-4 spore, talora 6
SPORE: di colore giallo-scuro µm rotondeggianti od ovali, misuranti 18-41 x 14-32 µm con la superficie esterna irregolarmente reticolato-alveolata; l’altezza delle creste membranose che originano gli alveoli sono sistematicamente più basse di circa il 50.
PIANTE SIMBIONTI: cerro, roverella, nocciolo, carpino nero e bianco, farnia, rovere, faggio, pino nero, pioppi.
Tuber macrosporum Vittad.
Da “macros” e “sporum“= a grandi spore (Vittadini 1831)
Nome volgare: tartufo nero liscio
CARPOFORO: generalmente non raggiunge pezzature notevoli, al massimo come un uovo; di forma globosa o tubercolata.
PERIDIO: verrucoso di colore bruno rossiccio, talora con macchie color ruggine; le verruche sono appena pronunciate poligonali, appressate, nell’aspetto gli conferiscono un aspetto a naso di cane
GLEBA: biancastro bruna quella dei carpofori immaturi, poi bruno ferruginosa con venatura chiare, numerose, in alcuni punti esili in altre larghe che a contatto con l’aria virano al bruno pallido
PROFUMO: spiccato, leggermente agliaceo, ricorda vagamente quello del tartufo bianco pregiato
SAPORE: molto gradevole
ASCHI: sub-globosi, sub-peduncolati grandi 70-140 x 70-110 µm, contengono al massimo tre spore.
SPORE: sono la particolarità di questa specie essendo grandi 40-80 x 30-55 µm di forma ellissoidale, rossobrune minutamente reticolare in modo irregolare.
PIANTE SIMBIONTI: roverella, cerro, farnia, tiglio, pioppi, salici, carpini e nocciolo.
Tuber magnatum Pico
Da Magnatum (lat.) = dei magnati (Pico, 1788)
Nome volgare: tartufo bianco pregiato
CARPOFORO: può avere forma rotonda, lobata, con cavità, sinuosa, in relazione ai vari tipi di terrreno in cui viene a formarsi
PERIDIO: superficie liscia, di colore giallastro tra l’ocra e l’olivastro
GLEBA: biacno giallastra con toni nocciola o marroncini, sono sempre presetni venature piancastre che si anastomizzano tra loro conferendo alla greba un aspetto marezzato
SAPORE: molto gustoso e tipico, può ricordare quello del formaggio grana
PIANTE SIMBIONTI: farnia, rovere, roverella, cerro, tiglio, pioppo nero,pioppo bianco, salicone, salice bianco, salice da vimini, carpino nero, nocciolo
Tuber albidum Pico
Da “albidum” = di colore chiaro (Pico, 1788).
Nome volgare: bianchetto o anche marzuolo
CARPOFORO: in genere rotondo, ma anche gibboso; solitamente di piccole dimensioni e può raggiungere le dimensioni di un uovo.
PERIDIO: liscio di colore variabile dal bianco ocra all’arancio, per cui piuò essere scambiato per il bianco pregiato.
GLEBA: biancastra inizialmente, a volte vira ad un colore fulvo, venature piuttosto larghe, poco numerose, ramificate biancastre.
PROFUMO: decisamente agliaceo e penetrante
SAPORE: non molto gradevole e spesso anche da cotto risulta parzialmente indigesto.
ASCHI: globosi, sub clavati, per lo più sessili o sub peduncolati contenenti 1-3 spore, raramente 4.
SPORE: globoso ellittiche, reticolate a nido d’ape di piccole maglie, misurano 19-55 x 16-35 µm.
PIANTE SIMBIONTI: pino nero, pino domestico, pino marittimo, pino d’aleppo, cedro, roverella, cerro, farnia,pioppi, salici.
Tuber brumale Vittad.
Da “brumalis” = ossia invernale (Vittadini 1831).
Nome volgare: tartufo nero d’inverno o brumale
CARPOFORO: di forma globosa più o meno regolare ma in genere di piccole dimensioni; al massimo come un uovo
PERIDIO: a superficie finemente verrucosa, con verruche poligonali, basse ed appiattite, (in genere più piccole di quelle del melanosporum) che si staccano facilmente dalla gleba. Il colore del perizio è nero, nero brunastro.
GLEBA: grigio brunastra con venature bianche più rade è più grosse rispetto a Tuber melanosporum. Queste venature sono piuttosto larghe ed appariscenti.
PROFUMO: grato ma forte ( da cui il nome “nero forte”) che negli esemplari adulti ricorda quello della rapa(più forte e marcato tipo muschiato nella varietà moscatum).
SAPORE: più marcato anche se meno squisito del nero pregiato piccante nella var. moscatum.
ASCHI: ellittici a sacco miusurano 100×70 µm e contengono da 3 a 6 spore
SPORE: di colore ocra-chiaro, di forma oblungo-ellittica anche se più piccole del T. melanosporum, con dimensioni di 20-42 x 16-28 µm. La superfici è coperta di spirale sottili ad apice flessuoso, acuto.
PIANTE SIMBIONTI: nocciolo, tiglio, carpino nero e bianco, roverella, pino nero, cedri.
Tuber mesentericum Vittad.
Da “mesentericum” per la piegatura simile al mesentere (Vittad.1831).
Nome volgare: tartufo nero ordinario
CARPOFORO: generalmente di piccole dimensioni, raramente più grosso di un uovo, ha forma globosa e possiede una classica e ben evidente depressione basale.
PERIDIO: verrucoso di colore nero, con verruche molto piccole, fitte e minute ma a spigoli acuti.
GLEBA: grigio bruna, ma in alcuni esemplari tendente al giallo marrone, sempre con venature bianche, disposte a labirinto a ricordare le circonvoluzioni intestinali.
PROFUMO: spiccato e caratteristico che ricorda lo iodoformio o anche chiamato “fenico”
SAPORE: non molto gradevole e leggermente amarognolo
ASCHI: a sacco contenenti 1-3 spore.
SPORE: ellittiche o sub globose di colore bruno, grosse 27-53 x 23-37 µm, reticolate alveolare, con creste membranose di diversa altezza.
PIANTE SIMBIONTI: roverella, cerro, faggio, nocciolo, carpino nero e bianco, pino nero.
Altre specie non commestibili
In questa sezione vi presentiamo le schede dettagliate di altri tartufi non commestibili. Tartufi per i quali non è consentita la raccolta.
Tuber escavatum Vittad.
Nome volgare: tartufo legnoso
Non è consentita la raccolta e la commercializzazione per le mediocri caratteristiche organolettiche.
Specie abbastanza comune si rinviene durante tutto l’anno e non raggiunge grosse dimensioni, la gleba è biancastra e con venature verso il centro; se essiccato il tartufo diventa durissimo e non ha nessun odore caratteristico.
Tuber rufum Pico
Nome volgare: tartufo rosso
Non è consentita la raccolta e la commercializzazione perché non commestibile a causa dell’odore sgradevole
È così chiamato per il colore rossastro e ferrugineo del peridio che dapprima è quasi liscio e poi a maturazione è dotato di piccole verruchette appiattite. La gleba di colore bruno rossastro con vene bianche. L’odore è abbastanza forte e a piena maturazione nauseante.
Balsamia vulgaris Vittad.
Nome volgare: tartufo matto o matta
Non è consentita la raccolta e la commercializzazione perché è leggermente tossico e può provocare disturbi gastrointestinali.
I carpofori di questa specie sono di piccole dimensioni e di forma globosa o irregolare con peridio di colore arancio o ruggine. La gleba molle e cerebriforme di colore avorio e l’odore nauseante e sgradevole (ricorda il grasso rancido) lo rendono facilmente individuabile e per nulla appetibile.
Choiromyces meandriformis Vittad.
Nome volgare: falso tartufo bianco o fungo dei porci
Non ne è consentita la raccolta e la commercializzazione perché se ingerito in quantità elevata può risultare tossico per i disturbi gastrointestinali che provoca.
I carpofori di questa specie possono raggiungere discrete dimensioni, nel qual caso la forma è mammellonare, globoso gibbosa. Il peridio liscio, rugoso con l’essiccamento è di color crema e spesso con macchie più scure sparse
Anche la gleba è biancastra e percorsa da caratteristiche bande meandriformi. Per l’aspetto e l’odore, che da giovane è debole e fungino, può essere confuso con il tartufo bianco pregiato, di cui può acquistarne l’aroma se conservato assieme; a completa maturità l’odore è però forte e nauseabondo.